Con alcune inevitabili difficoltà a causa dell'ingorgo del taffico romano e dei tornelli dello stadio olimpico, siamo subito entrati nel clima della convocazione nazionale, essenziale la coreografia che non ha avuto i soliti dieci giorni disponibili ma solo dieci ore per la sua preparazione, in pratica la notte che è seguita al concerto di Ligabue nello stesso stadio. Salvatore Martinez ha esordito dicendo che tutti gli chiedevano ma chi ve l'ha fatta fare? La risposta è solo l'amore ha detto il presidente del rinnovamento nazionale.
Suggestivi i canti, le invocazioni, esigenti gli interventi sui quattro temi previsti, il primo dei quali quello del cardinal Comastri che ha trattato, attraverso una significativa esegesi spirituale delle parabole della misericordia , il tema della conversione. Il cardinale ha affermato che il peccato fa male perché è male, e gli idoli , l'ansia , l'inquietudine e il mal di vivere, quello che chiamiamo benessere che fa crescere anche luso di tranquillanti, segno che tutte quelle cose non ci danno serenità, gioia e pace. Fuori di Dio la felicità è un miraggio, invece il nostro riavvicinarci al padre della famosa parabola ci ridona la vita, ci stupisce, perché il Signore non ci ripaga secondo le nostre colpe, questo stupore ci deve accompagnare sempre ha concluso il porporato.
Grande si è rivelata l'attesa del papa giunto all'Olimpico nel tardo pomeriggio. Non ha voluto mancare infatti all'evento di quel movimento che anche lui aveva appoggiato in Argentina, dopo un cammino di conversione nell'aver compreso la forza missionaria dello stesso per il suo ancorarsi all'azione dello spirito santo con lo stile concreto della povertà e con l'attenzione alle periferie antropologiche, di quelle umanità spesso dimenticate. E questa sua conversione l'ha testimoniata davanti ai cinquantaquattromila presenti con molta sincerità e anche con immagini colorite nello stile argentino che gli è proprio.
Sintetiche ma cariche di pathos le risposte date agli interventi di quattro rappresentanti del popolo di Dio, un sacerdote, un giovane, una famiglia e un ammalato, rappresentanti anche del Rinnovamento nello Spirito Santo a questa 37a Convocazione del movimento. Quattro vocazioni diverse per vivere un carisma che si manifesta in molti aspetti. Così ai primi ha detto "A voi sacerdoti, mi viene di dire una sola parola: vicinanza. Vicinanza a Gesù Cristo, nella preghiera e nell’adorazione. Vicini al Signore, e vicinanza alla gente, al popolo di Dio che è stato affidato a voi. Amate la vostra gente, siate vicini alla gente. Questo è quello che chiedo a voi, questa doppia vicinanza: vicinanza a Gesù e vicinanza alla gente." E ai giovani:"Sarebbe triste che un giovane custodisse la sua gioventù in una cassaforte: così questa gioventù diventa vecchia, nel peggiore senso della parola; diventa uno straccio; non serve a niente.
La gioventù è per rischiarla: rischiarla bene, rischiarla con speranza. E’ per scommetterla su cose grandi. La gioventù è per darla, perché altri conoscano il Signore. Non risparmiate per voi la vostra gioventù: andate avanti!" E alle famiglie:"Le famiglie sono la Chiesa domestica, dove Gesù cresce, cresce nell’amore dei coniugi, cresce nella vita dei figli. E per questo il nemico attacca tanto la famiglia: il demonio non la vuole! E cerca di distruggerla, cerca di far sì che l’amore non sia lì. Le famiglie sono questa Chiesa domestica. Gli sposi sono peccatori, come tutti, ma vogliono andare avanti nella fede, nella loro fecondità, nei figli e nella fede dei figli.
Il Signore benedica la famiglia, la faccia forte in questa crisi nella quale il diavolo vuole distruggerla".
E agli ammalati: "I fratelli e le sorelle che soffrono, che hanno una malattia, che sono disabili, sono fratelli e sorelle unti dalla sofferenza di Gesù Cristo, imitano Gesù nel momento difficile della sua croce, della sua vita. Questa unzione della sofferenza loro la portano avanti per tutta la Chiesa. Grazie tante, fratelli e sorelle; grazie tante per il vostro accettare ed essere unti dalla sofferenza.
Grazie tante per la speranza che voi testimoniate, quella speranza che ci porta avanti cercando la carezza di Gesù". Poi con meraviglia di tutti inaspettatamente Francesco ha concluso:" Io dicevo a Salvatore che forse manca qualcuno, forse i più importanti: mancano i nonni! Mancano gli anziani, e questi sono l’assicurazione della nostra fede, i “vecchi”. Guardate, quando Maria e Giuseppe portarono Gesù al Tempio, ce n’erano due; e quattro volte, se non cinque – non ricordo bene – il Vangelo dice che “sono stati condotti dallo Spirito Santo”. Di Maria e Giuseppe dicono invece che sono stati condotti dalla Legge. I giovani devono compiere la Legge, gli anziani – come il buon vino – hanno la libertà dello Spirito Santo. E acosì questo Simeone, che era coraggioso, ha inventato una “liturgia”, e lodava Dio, lodava… ed era lo Spirito che lo spingeva a fare questo. Gli anziani! Sono la nostra saggezza, sono la saggezza della Chiesa; gli anziani che tante volte noi scartiamo, i nonni, gli anziani… E quella nonnina, Anna, ha fatto una cosa straordinaria nella Chiesa: ha canonizzato le chiacchiere! E come lo ha fatto? Così: perché invece di chiacchierare contro qualcuno, andava da una parte all’altra dicendo [di Gesù]: “E’ questo, è questo che ci salverà!”. E questa è una cosa buona. Le nonne e i nonni sono la nostra forza e la nostra saggezza. Che il Signore ci dia sempre anziani saggi! Anziani che diano a noi la memoria del nostro popolo, la memoria della Chiesa. E ci diano anche quello che di loro dice la Lettera agli Ebrei: il senso della gioia. Dice che gli anziani, questi, salutavano le promesse da lontano: che ci insegnino questo".
Una grande esperienza di fede e di umanità, un significativo segno di speranza che dalle parole di Papa Francesco è diventata anche una consegna vincolante.
Don Maurizio Qualizza